Quando il nostro stato di serenità è turbato da uno stimolo negativo, la nostra psiche intraprende il lavoro di “elaborazione” della situazione sgradevole che questo stimolo è venuto a creare: questa elaborazione comporta un doppio lavoro: 1) cogliere la natura e il significato di questo stimolo e 2) trovare l’atteggiamento o l’azione capace di allontanare o eliminare questo stimolo spiacevole o doloroso. Quando l’uno o l’altro – o entrambi! – di questi lavori non può essere svolto, si da la situazione che si è convenuto chiamare “trauma” o “traumatismo”.
Per esempio: quando una madre aspettava di avere un maschietto, la femminuccia qui arriva si sentirà disinvestita, e persino, rifiutata dalla madre. Ho conosciuto il caso di una madre che ha messo sei settimane prima di decidersi a occuparsi della bambina che aveva frustrato la sua attesa di un figlio maschio. La bambina appena nata si trova così a fare l’esperienza “tipo” del non-senso: si è fatto tutto il necessario per chiamarla a la vita, per poi non festeggiare il suo arrivo.
Ne rimane in noi tutti una traccia che ci porta, davanti ad ogni esperienza dolorosa, à porci ossessivamente la questione “Perché, perché…”, prima di intraprendere il lavoro della riparazione del danno ricevuto o il lavoro del lutto per una perdita.
Quando invece quello che non si riesce a fare è mettere in atto l’azione che allontani o annulli lo stimolo negativo subiamo la terribile esperienza dell’impotenza.
Se invece il maschietto tanto desiderato arriva, potrà essere il padre – geloso del rapporto intenso di questo bambino con la madre – a far vivere a suo figlio l’esperienza del non-senso e dell’impotenza con lo scherno e la violenza.
Se l’esperienza traumatica è troppo forte, l’Io è spezzato e lo stato mentale di schizofrenia tende à configurarsi e consolidarsi.
In tutti gli altri casi il destino di un vissuto traumatico è quello di essere spinto fuori della coscienza, verso l’inconscio, per evitare l’influsso perturbatore delle emozioni – non-senso e impotenza – che vi sono legati.
Dobbiamo un’immensa gratitudine alla psicanalisi per aver portato chiarezza e comprensione dei primissimi tempi della nostra vita, quelli che più si prestano ai vissuti traumatici, data l’immaturità psichica della primissima infanzia.
La psicanalisi a identificato con mirabile acuità e finezza sia gli eventi e le situazioni traumatiche dell’infanzia, sia le sottili tracce lasciate nell’animo umano adulto da queste esperienze primordiali.
In questo contesto, l’analisi esistenziale propone determinati apporti teorici e pratici che la legittimano ampiamente come disciplina autonoma.
L’analisi esistenziale afferma che la vita intrauterina è già uno scenario in cui l’essere umano può sperimentare dei vissuti positivi e negativi che saranno all’origine di determinati condizionamenti della vita adulta.
Questo fa sì che determinate ferite della vita postnatale siano già riedizioni di ferite intrauterine. Ci troveremo così, davanti all’esempio più arcaico di quello che la psicanalisi chiama “ricordo di copertura”: il ricordo di un evento che
contiene gli stessi elementi dinamici di una esperienza precedente che questo ricordo ricopre e allontana dalla coscienza.
Un esempio facile: il ricordo di una relazione difficile con la nuova donna del padre – divenuto divorziato o vedovo – distrae spesso dal conflitto già presente nella relazione con la propia madre, conflitto più significativo e la cui elaborazione sara più feconda.
L’importanza di questo concetto proviene dalla convinzione che gli effetti terapeutici sono più solidi quando si lavora per l’elaborazione della prima edizione di un evento o di una situazione problematica.
Per questo l’analisi esistenziale cerca sistematicamente di verificare – o scartare -l’esistenza di un’edizione intrauterina di ogni ferita o confitto.
Per esempio, molte esperienze infantili di abbandono sono state precedute da un’esperienza intra-uterina: un diniego di gravidanza, un grave lutto che prende il sopravvento nella vita emotiva della madre, una gravidanza indesiderata con gli eventuali desideri o tentativi di aborto, etc. Questa prima edizione da alle altre un significato più chiaro e più profondo e la sua elaborazione sarà molto probabilmente più dolorosa, ma più radicale e più liberatrice.